Cari lettori di Trasportare Oggi in Europa, eccoci ad un nuovo appuntamento con NON SOLO TIR, che si colloca in autunno, ovvero nel periodo più caldo dell’anno: chiaramente non da un punto di vista meteorologico, bensì, riguardante le tensioni sociali ed economiche che ogni anno, dopo l’estate, si manifestano all’attenzione pubblica.
Di recente è cominciato, come ogni autunno, il walzer delle iniziative di finanza pubblica da inserire nella manovra di bilancio. Ed ecco che ciascuno dei politici sale alla ribalta con le dichiarazioni più strane e le proposte più esose, giusto per ribadire il bisogno di nuove risorse o forse solo per far sentire la propria presenza.
Dal lato di chi non è al governo, è un gioco a chi la spara più grossa. Invece, chi deve tenere i conti è normalmente più prudente. E questo è un gioco delle parti, quindi vale per tutti indistintamente dal colore politico.
Quest’anno è tornato alla ribalta il caro tema della coperta corta, che si utilizza quando si vuole sottolineare che le risorse a disposizione sono esigue e che non si potranno accontentare tutti. E quindi mi sorge il dubbio amletico intorno a questa coperta, se davvero è corta e lascia necessariamente scoperte alcune parti del letto; oppure se, al contrario, è il letto che si è ingrandito troppo e quindi che la coperta sarebbe delle giuste dimensioni ma che, negli anni, questo letto si è allungato molto.
Fuori di metafora, sono le richieste che si sono fatte sempre più ampie e numerose, perdendo totalmente, o quasi, l’idea di inserire una nuova voce di spesa solo una volta identificata un’altra che, invece, si ritiene non più necessaria o superata. Ecco, quindi, che abbiamo dimenticato che parliamo sempre di un portafoglio di dimensioni finite. Quando andiamo al supermercato, una volta raggiunto il budget di spesa non si può continuare a caricare il carrello. E se uno dei figli vuole buttar dentro qualcos’altro, viene da sé che dobbiamo trovare altri prodotti da eliminare. Questo passa anche sotto il nome del buon senso.
Ma il buon senso emerge solo quando il portafoglio è nostro. Nella “cosa pubblica”, invece, sembra che non paghi nessuno e che il budget sia illimitato: purtroppo non è così perché poi, alla fine, paghiamo sempre noi tutti, compresi i nostri figli e nipoti.
La recente pandemia, a mio avviso, ha aggravato questa mancanza di consapevolezza dei budget limitati perché ha iniziato a prevalere il senso di urgenza immediata, dove le decisioni si dovevano prendere in base ai bisogni presenti, qualunque fosse poi la spesa. O meglio, rimandando anche qualsiasi valutazione delle conseguenze reali di queste iniziative: abbiamo quindi assistito a politiche molto costose, come il superbonus, mascherate da trovate fenomenali di rilancio economico, e solo ora ci si accorge non solo che fossero estremamente costose ma anche che le stime effettuate nei primi tempi, in realtà, avevano sottostimato, e di molto, questi effetti. Ed ecco quindi che riparte il tira e molla, a cui ormai siamo amaramente abituati, tra i vecchi politici, a incalzare e protestare, ed i nuovi ora al governo, che vorrebbero realizzare le promesse elettorali ma che si ritrovano un portafoglio svuotato, da chi c’era prima.
Ora, pertanto, ci si trova a dover fare i conti: non fare i conti con qualcuno, bensì semplicemente e puramente “fare i conti”.