Ti-Bre identifica la via che dovrebbe collegare il Tirreno al Brennero: una bretella fra l’autostrada A15 Parma-La Spezia e A22 del Brennero. Nella realtà i lavori per realizzarne il primo lotto, dopo il progetto esecutivo, sono già iniziati nel 2016 con un costo dello stralcio di 513 milioni di euro per circa 40 chilometri in pianura. Di questa corta autostrada si discute già da tempo (almeno 40 anni) e la prima convenzione risale al 1999. Si tratta di un progetto che nel suo complesso interessa le Regioni dell’Emilia Romagna con la provincia di Parma, Lombardia (Cremona e Mantova), e Veneto con la provincia di Verona. L’intera tratta dovrebbe allacciare Fontevivo (all’intersezione tra Cisa e Autosole a Parma) a Nogarole Rocca, nel veronese, evitando così di transitare da Modena sull’A1, per un totale di 85 chilometri.
Spesa totale prevista 2,7 miliardi. Ma la strada è ancora lunga e tortuosa. Il coordinamento dei Comitati, le associazioni, singoli cittadini ed attivisti da anni infatti si oppongono alla maxi-opera che porterà cemento su un’area vastissima. La storia di questa autostrada è tutt’altro che semplice e liscia. “Nel 2006, l’allora governo Berlusconi che decide di concedere senza gara pubblica alla società Autocisa, di proprietà della famiglia Gavio, una proroga di 34 anni della concessione di gestione dell’autostrada Parma-La Spezia. Bruxelles protesta, minaccia l’infrazione alle regole e pesanti sanzioni.
Per aggiustare le cose l’Italia firma un accordo con l’Unione europea: Autocisa avrebbe finanziato la realizzazione della TiBre, acquisendo così il diritto al rinnovo automatico della concessione per la Parma-La Spezia. Nel 2010 il Cipe approva il progetto, ma solo per il primo tratto di una decina di chilometri. I soldi, la bellezza di 513 milioni, 40 milioni di euro per chilometro di piattissima pianura, li mette Autocisa. Che però ottiene il permesso di aumentare i pedaggi della Parma-La Spezia del 7,5% annuo dal 2011 al 2018, incrementando per più di un miliardo le sue entrate”. Così recita uno stralcio de La Stampa di aprile 2018. Nel luglio 2016 , nell’iter dei permessi, arriva l’ultima e tanto attesa autorizzazione per il progetto esecutivo denominato “Corridoio”.
Ottenuto quindi il via libero definitivo, è partito il primo lotto dell’autostrada (termine dei lavori prevista entro il 2020) che porterà senza dubbio ad un forte risparmio in termini di percorrenza e che sarà fondamentale anche per il Porto di La Spezia, uno dei maggiori scali mercantili d’Italia e particolarmente specializzato nella movimentazione dei container. L’asse Tirreno-Brennero è infatti stata inserita fra le priorità all’interno del PRIIM, Piano Regionale Integrato delle Infrastrutture e della Mobilità.
Ma già nel 2017, l’allora ministro delle infrastrutture Graziano Delrio, placa gli animi sottolineando che il completamento dell’opera non è di interesse prioritario: “Abbiamo dato il via libera al lotto numero uno sbloccando i primi 500 milioni di euro di lavori. I cantieri aggiudicati vanno avviati: è un segno del Paese che si rimette in moto. Il resto dell’autostrada è condizionato molto dalla sostenibilità finanziaria e dalla sua reale utilità nei pezzi che mancano”. L’autostrada che dovrebbe collegare il Tirreno al Brennero termina per ora così la sua breve corsa (dodici chilometri) a San Quirico di Trecasali, nei prati della food valley. Del secondo lotto, con un nuovo ponte sul Po e il proseguimento verso Verona, nessuna garanzia.
La ripresa, forse c’è: fortunatamente, ciò che è stato accantonato dai precedenti governi, sembra essere rilevante per quello attuale. Come spiegato a inizio febbraio 2019 dal viceministro Edoardo Rixi: “Stiamo portando avanti il completamento del corridoio Tirreno-Brennero. Quella parte dell’opera su Lombardia e Veneto era stata in parte fermata dal vecchio governo dopo il completamento di alcune opere compensative sull’Emilia Romagna; per noi invece è diverso, abbiamo parlato con le due Regioni e credo sia un’infrastruttura importante anche per il porto spezzino, perché da Spezia si potrà raggiungere il Brennero senza dover passare negli snodi trafficati, diminuendo così i tempi di percorso”. I benefici si misureranno con una riduzione del 10% dei tempi di percorrenza. Inoltre, in una provincia come quella di Modena satura di infrastrutture, questa bretella assicura lo sviluppo dello scalo merci e farà da volano a tutta l’economia del comprensorio.
Un’autostrada insomma che per ora non va da nessuna parte ma speriamo che presto o tardi arrivi a destinazione. Il suo completamento richiederebbe altri 2,2 miliardi…