Una mattinata di numeri, analisi approfondite e un quadro dettagliato del nostro mercato del trasporto merci in chiave europea con, alla fine, le interessanti proposte e richieste dell’UNRAE presentate da Franco Fenoglio, presidente della sezione veicoli industriali.
Subito Cristina Petrucci, responsabile del Centro Studi e Ricerche di UNRAE, ha dipinto con grande precisione cosa è successo in Italia negli ultimi 10 anni, quale sia lo stato attuale delle cose e come si è modificato nel tempo il nostro comparto, dando quelle che sono per l’associazione dei Costruttori stranieri, le previsioni per il futuro.
Partendo dal mercato dei veicoli industriali (sopra le 3,5 t) Petrucci ha sottolineato come dopo 8 anni in cui la caduta è stata del 64%, finalmente si registrano i primi due anni di ripresa, di cui quella del 2016 davvero sensibile: 15.904 veicoli nei primi 9 mesi (+41%) e 12.353 se guardiamo solo il segmento over 16 tonnellate.
Un risultato segnato principalmente da tre fattori:
- la necessità da parte degli operatori di rinnovare il parco dopo aver rimandato tale operazione per troppi anni causa la crisi;
- il superammortamento del 140%
- la nuova legge Sabatini
Da qui si è guardato più nel profondo, cercando di capire come è cambiato il settore in anni in cui l’Italia ha perso più di altri Paesi (52% contro una media europea del 20% e addirittura un incremento della Polonia dello 0,6%).
Intanto la tipologia di veicoli: i trattori stradali, per esempio, sono passati da una quota del 32,3% ad una del 50,9% e poi lo spostamento verso il “pesanti” che oggi rappresentano il 79% del mercato > 3,5, in crescita insieme al trasporto conto terzi a scapito del conto proprio (78%).
Il dato più preoccupante, però, è quello del parco veicolare: il 70% dei veicoli, infatti, è ante Euro 4 con addirittura un 24% di Euro 0 e Euro 1. Quindi una età media di 12,9 anni per i >3,5 e di 11,5 per gli over 16.
Fortunatamente ci sono ora dati positivi. In primis quelli provenienti dai rimorchi e semirmorchi che, da quest’anno, hanno creato un gruppo in seno all’UNRAE guidati da Sandro Mantella e poi quelli relativi alle previsioni per la conclusione del 2016 a 21.000 veicoli sopra i 35 quintali e 16500 mezzi pesanti, con un +38%.
Se questo era la panoramica specifica sulle vendite di veicoli nel nostro Paese, molto più articolato lo studio di GIPA che è andata a vedere la situazione anche delle aziende di autotrasporto, dei dealer e di altri aspetti che riguardano il nostro settore.
L’andamento economico negativo di questi ultimi anni registrato in Italia (7 punti di PIL persi tra il 2007 e il 2015) ha pesato molto sul comparto, che dal 2008 al 2015 ha perso il 26% delle imprese, mentre sulle strade italiane circola il 24% in meno di veicoli per il trasporto di merci con targa italiana e solo il 15% dei trasporti operati dal parco italiano è effettuato in ambito internazionale. Le indagini dicono anche che il trasporto di merci nazionale e internazionale è aumentato nel primo semestre del 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015, ma la quota a carico delle imprese italiane continua a diminuire.
Dal 2008 al 2015 c’è stata una perdita media di immatricolazioni potenziali rispetto al valore del 2008 di oltre 17.000 veicoli l’anno. L’occupazione si è ridotta di quasi 150.000 posti di lavoro, senza contare quelli delle Aziende della rete di distribuzione e assistenza dei mezzi, che potrebbero far arrivare alla cifra di oltre 300.000.
Inoltre, le circa 120.000 immatricolazioni complessivamente non realizzate dal 2008 al 2015 hanno portato a una perdita di fatturato di quasi 1,7 miliardi di euro l’anno per le imprese costruttrici e distributrici di veicoli. Tutto ciò ha indotto un mancato gettito fiscale, diretto e indiretto, che sfiora l’entità di una manovra economica.
L’attuale situazione è caratterizzata da due fenomeni rilevanti: la delocalizzazione all’estero delle imprese italiane e il cabotaggio dei trasportatori esteri.
Tra le cause che hanno indotto le imprese italiane di trasporto a trasferirsi all’estero, si trova in primo luogo l’alto livello dei costi complessivi di gestione, seguito dalle normative del lavoro e, quindi, dalla pressione fiscale.
L’UNRAE suggerisce che le direttrici per una ripresa del sistema trasportistico italiano, almeno per quanto riguarda il trasporto stradale, possano essere individuate in:
– rinnovo del parco, in ossequio alla necessità di andare il più rapidamente possibile verso una mobilità sostenibile nel trasporto e nella distribuzione delle merci, dalla quale discende la necessità di poter contare su misure strutturali di sostegno della domanda di veicoli di ultima generazione;
– formazione ed aggiornamento degli autisti, con un occhio particolare al problema dell’occupazione giovanile, che porta con sé la necessità di prevedere sgravi fiscali per le aziende che si impegnino nella formazione e che impieghino giovani formati secondo programmi mirati.
Nel rivendicare al trasporto stradale un ruolo che continuerà ad essere fondamentale, Franco Fenoglio ha evidenziato che “la ricerca tecnologica per l’adeguamento dei veicoli alle richieste di maggiori standard ambientali e di sicurezza continuerà incessantemente, ma occorre che l’innovazione passi velocemente dai laboratori delle Case costruttrici alla strada, se vogliamo che gli ingenti fondi impegnati dall’industria in ricerca e sviluppo diano frutti concreti. Perciò, riteniamo indispensabile che le Autorità di governo considerino di primaria importanza promuovere il rinnovo del parco”.
Successivamente è stato annunciato che l’interesse di UNRAE per i giovani e per il lavoro nell’autotrasporto si concretizzerà attraverso la firma di un Protocollo d’Intesa con il Comitato Centrale dell’Albo “un atto concreto – ha concluso Franco Fenoglio – che testimonia la volontà di UNRAE e delle Aziende associate alla sua Sezione Veicoli Industriali di collaborare all’informazione e alla formazione sulla professione di conducente di veicoli industriali, destinate a giovani in età scolare e a quelli senza lavoro”.