Lanciare una politica europea dei trasporti logisticamente integrata attraverso un nuovo “Libro Bianco europeo sui Trasporti e la Logistica”. Questa la proposta di Confetra, la Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica che associa 20 federazioni nazionali e un centinaio di associazioni territoriali a cui fanno capo decine di migliaia di imprese, presentata nei giorni scorsi attraverso il Manifesto 2024 – Per una nuova Europa, un documento programmatico che racconta i principali nodi del settore e le urgenze da affrontare a pochi mesi dalle elezioni europee.
L’obiettivo è chiedere ai futuri decisori politici una mobilitazione che induca a ripensare priorità, metodo e governance dell’Unione, per dare al settore della logistica la centralità politica e operativa che merita.
I punti del Manifesto
“Sussiste ormai un tema di “fragilità logistica” – dice il presidente di Confetra Carlo De Ruvo – che va affrontato e posto al centro della nuova agenda politica europea, insieme a una visione nuova della mobilità e della gestione dei flussi di persone e merci, modificando l’approccio finora perseguito, basato più su una logica modale del trasporto e poco sull’integrazione logistica”. Dal trasporto aereo a quello su gomma, su ferro e marittimo, dai valichi alpini alla questione doganale, ma anche il tema della decarbonizzazione e poi un focus sul nuovo testo relativo alla direttiva sul trasporto combinato di merci tra gli Stati membri e sul Regolamento sulla rete transeuropea dei trasporti: all’interno del Manifesto presentato da Confetra ci sono i principali nodi di un settore che è strategico per l’Europa: il comparto della logistica e del trasporto merci in Italia, infatti, conta oltre 81.000 imprese e circa 1 milione di addetti per un fatturato complessivo di circa 140 miliardi di euro che rappresenta l’8% del PIL italiano.
Il contesto. A monte delle richieste, una situazione di fragilità logistica europea che risente anche di un contesto internazionale tutt’altro che semplice – tra le guerre di Ucraina e Palestina, ma anche nel Mar Rosso – e di un clima di incertezza a livello europeo – il rischio di revisione al ribasso delle prospettive economiche, il timore di interruzione degli approvvigionamenti, l’impatto sui prezzi dell’energia e sulla produzione, sulla movimentazione delle merci e sull’inflazione. Tutto questo, ha portato la catena logistica ancora una volta davanti a uno shock inatteso con conseguenze negative sui traffici.
Manifesto, trasporto marittimo. Tra i punti all’ordine del giorno, quello sul trasporto marittimo. La persistenza della crisi che sta interessando il mar Rosso rischia di generare cambiamenti strutturali nella logistica italiana ed europea. Per questo, Confetra chiede all’UE di promuovere un’azione di policy che affronti il tema della competitività della navigazione e dei porti e quello della sostenibilità su basi più perseguibili, rispetto ad un settore fortemente hard to abate.
Manifesto, trasporto aereo. Un altro punto fondamentale per Confetra, quello legato al trasporto aereo, per cui la confederazione chiede di promuovere interventi per la competitività dei propri scali aeroportuali, attraverso la semplificazione di procedure doganali, adeguamenti infrastrutturali e una pianificazione di rilancio del cargo aereo, a cominciare dall’Italia.
Manifesto, trasporto su ferro e su gomma. Anche il trasporto terrestre risulta inadeguato, soprattutto a fronteggiare una domanda crescente. Sul trasporto stradale, in particolare, pesa molto il discorso della decarbonizzazione, mentre su quello ferroviario sussistono problemi di adeguamento tecnologico dei mezzi ma è soprattutto il nodo infrastrutturale il problema.
Manifesto, i valichi alpini. I valichi alpini, poi, rappresentano una vera e propria “barriera” per l’Italia. Questo tema, però, deve uscire da una logica “settoriale” o “bilaterale” e deve diventare una questione di interesse strategico europeo. È quindi essenziale istituire un coordinamento dei transiti dell’Arco alpino e dei Corridoi europei che li attraversano.
Manifesto, la decarbonizzazione. Altro tema caldo, quello legato alla sostenibilità. Nei trasporti e nella logistica, la corsa alla decarbonizzazione è avvenuta senza un bilancio adeguato ad ammortizzare i costi sociali ed economici della transizione. Per questo, il tema va profondamente ripensato e posto in essere il principio della “neutralità tecnologica”, in base al quale la sostenibilità va perseguita secondo la dinamica evolutiva delle tecnologie disponibili e tarata su obiettivi realistici.
Manifesto, la riforma doganale. Il settore doganale presenta una sua complessità intrinseca. La nuova governance doganale dovrà tenere adeguatamente in considerazione le catene di approvvigionamento, le competenze e le dotazioni tecnologiche di ciascun Stato membro, così come il tessuto socioeconomico europeo, perlopiù costituito da piccole e medie imprese.
Manifesto, la revisione della direttiva sul trasporto combinato di merci tra Stati membri. Tra le questioni di attualità, anche il nuovo testo di direttiva sul trasporto combinato presentato dalla Commissione a novembre 2023, dopo il ritiro nel 2020 di una precedente proposta del 2017. Tale proposta va, però, ricontestualizzata con una riflessione sull’efficientamento logistico europeo.
Regolamento sulla rete transeuropea dei trasporti. Dopo quasi tre anni dalla proposta iniziale, infine, il Regolamento sulla rete transeuropea dei trasporti (TEN-T) sta per entrare in vigore, aggiungendo un tassello fondamentale alla costruzione di una “rete europea dei trasporti”, ma manca ancora un adeguato supporto finanziario.
“Con questo Manifesto – spiega De Ruvo – vogliamo chiedere ai nuovi decisori politici di superare l’approccio per singola modalità finora prevalente e l’elaborazione di testi legislativi gravemente generici e anche lacunosi”. E continua: “Il prossimo ciclo istituzionale dovrà riequilibrare competenze e peso delle Direzioni generali, dei Consigli e delle Commissioni parlamentari, in modo da dare ai trasporti e alla logistica la centralità politica e operativa che meritano, e rivedere il meccanismo degli atti delegati e di esecuzione, con limiti nel tempo e nel perimetro di mandato alla Commissione”. “In futuro – ha concluso De Ruvo – la Commissione dovrebbe portare avanti valutazioni di impatto più trasparenti e intellegibili, coinvolgendo attivamente gli Stati membri, le rappresentanze territoriali e le intere filiere interessate, attraverso una metodologia di calcolo, pesi ponderati e Centri Studi e Ricerca effettivamente indipendenti, possibilmente inseriti in un Albo sottoposto a revisione periodica”.