Invitiamo il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli «ad un confronto pubblico, non con i vertici delle associazioni, ma direttamente con la categoria. Crediamo che debba rendersi conto di persona e senza filtri di come funziona il mercato dei servizi di autotrasporto in Italia e di quanto sia deviato e deviante il nostro sistema normativo ed operativo».
Il presidente nazionale della Fiap, Franco Pensiero e il segretario generale della federazione Maurizio Longo, in una lettera aperta al ministro, sottolineano l’urgenza di una presa di coscienza della situazione del settore e dei conseguenti interventi da mettere in campo, «a meno che, e questo deve essere chiarito una volta per tutte – affermano – il governo non abbia deciso di rinunciare, o sacrificare, l’autotrasporto italiano a beneficio del settore industriale».
«Abbiamo deciso di scriverle – spiegano i due vertici della Federazione italiana autotrasportatori professionali – dopo l’incontro del 22 luglio scorso in cui abbiamo ribadito la drammaticità della situazione che coinvolge tutte le imprese di autotrasporto italiane. Abbiamo apprezzato l’impegno del suo dicastero nell’ultimo anno; tuttavia questo sforzo non ha prodotto le risposte strutturali per un settore sottoposto a due tipi di pressioni: quella economica e quella derivante dell’arroganza dei nostri committenti che chiedono tariffe sempre più basse, pagamenti sempre più lunghi, propongono la sottoscrizione di contratti truccati ed in ultimo si rifiutano di redigere la scheda di trasporto».
«Conosciamo – aggiungono – le capacità degli industriali, di esercitare pressioni, richiamando i principi della libertà di mercato, della libertà di contrattazione fra le parti. Principi che – sottolineano – possiamo condividere fino al punto in cui non si degenera nel quotidiano ricatto commerciale, da una parte c’è chi detiene merci e lavoro e dall’altra il subalterno, che per mantenere i propri obblighi è costretto a subire, a inventare soluzioni, a studiare espedienti per rientrare nei costi, assumere tutti i rischi possibili (con ripercussioni pesanti su quella sicurezza stradale che a lei sta così a cuore) per soddisfare dipendenti, banche e fornitori. Un sistema di sfruttamento diabolico che tutti conoscono e che pochi denunciano».
«Possibile – si chiedono Pensiero e Longo – che in un Paese come il nostro, che si definisce civile, si consenta questo sfruttamento ormai consolidato, in un settore talmente degradato da porre le sue imprese persino nella drammatica impossibilità, per mancanza delle risorse minime, di chiudere l’attività? A noi non sembra normale. Dopo un agghiacciante report televisivo, le istituzioni e la politica non si sono chieste neanche il perché sulla strada avviene quanto autodenunciato dagli stessi operatori del settore. Ma tutto passa sotto silenzio».
I rappresentati della Fiap insistono perché il governo espliciti che non ha deciso di sacrificare l’autotrasporto italiano a beneficio del settore industriale. E questa esigenza nasce dal fatto che , come ricordano, sono state adottate alcune disposizione che fanno pensare ad una preferenza per il settore industriale «come, ad esempio, il pagamento a 30 giorni salvo “accordo (verbale) fra le parti”; il riconoscimento del “costo dei servizi salvo contratto scritto (imposto)”. Per contro, si impone il pagamento delle sanzioni (modificate in quelle più gravi) su strada al conducente italiano su territorio italiano. Una misura che è destinata solo ad accrescere il livello di tensione sulle strade: far anticipare (soldi che non abbiamo) al conducente, significa sottoporlo a un ulteriore rischio di rapine o a vessazioni in sede di controlli che speravamo essere confinate nel passato».
«Abbiamo, in conclusione – esplicitano al ministro – la fondata impressione che il governo riconosca alla categoria ciò che gli conviene (risorse economiche e qualche norma di importanza secondaria), ma chiuda gli occhi su tutto ciò che potrebbe mutare gli equilibri consolidati e incidere sulle vecchie abitudini distorsive del mercato. In altre parole, fumo per nascondere uno status quo lontano mille miglia da un tanto auspicato (a parole) mercato dei servizi trasparente e legale, che faccia della sicurezza stradale il primo obiettivo».
Da Shippingonline