Ieri la Commissione di garanzia sugli scioperi, dopo aver regolarmente recepito venti giorni fa e pubblicato sul suo sito l’annuncio del fermo nazionale dell’autotrasporto comunicato nei tempi di legge da Trasportounito, ha ordinato la revoca dello sciopero, perché –si afferma in una lettera- lo stesso fermo non è stato annunciato in copia anche al ministro dei Trasporti.
La comunicazione avviene a quattro giorni dall’inizio della manifestazione di protesta, e rappresenta un palese tentativo di bloccare la protesta, utilizzando cavilli burocratici sulla testa di chi lotta per la sopravvivenza.
Nel respingere una provocazione che pone interrogativi evidenti sul funzionamento e sulla indipendenza della Commissione scioperi (la verifica sull’attuazione del fermo avrebbe dovuto essere effettuata venti giorni addietro, al momento del recepimento della comunicazione e della sua pubblicazione sul sito della Commissione stessa) Trasportounito rimanda con forza al mittente anche le minacce di azioni legali e penali sottintese nella lettera ed evidentemente sottolineate al fine di giustificare eventuali ricorsi alla forza contro gli autotrasportatori.
Trasportounito preannuncia anche un immediato ricorso legale: la comunicazione alla Commissione scioperi dovrebbe riguardare i servizi di pubblica utilità. “Ma all’autotrasporto questo ruolo – conclude Maurizio Longo, segretario nazionale di Trasportounito – nessuno lo riconosce mai e tanto meno lo retribuisce. L’autotrasporto “diventa” servizio pubblico quando fa comodo ai boiardi dello Stato e a chi usa i cavilli contro chi davvero lavora e non siede comodamente e ben pagato, anche da noi, dietro a una scrivania. Il fermo va avanti“.