sabato, 18 Gennaio 2025
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Regalo di Natale

Come sia possibile che una Nazione come gli Stati Uniti d’America che ha partorito statisti di levatura eccezionale e simbolo mondiale di democrazia e stabilità non sia stata in grado di presentare due candidati diversi da Donald Trump e Kamala Harris, resta un mistero.

Possiamo discutere sulla moralità e sulla cultura di una società in gran parte lontana dai nostri standard, sulle amministrazioni che da 248 anni si alternano, con politiche più o meno guerrafondaie o condivisibili, ma senza dubbio in grado di proporsi spesso come mediatori internazionali, realizzare avveniristici progetti tecnologici, esprimere attraverso intellettuali di alto livello concetti e pensieri che possano ispirare nuovi stili di vita.

Eppure, gli americani hanno dovuto scegliere, per la loro più alta carica istituzionale, tra due personaggi di dubbia morale e competenza politica, ciascuno per motivi diversi naturalmente.

 

Quale fosse il “meno peggio” è difficile a dirsi. Gli USA, e di conseguenza l’Europa e il Mondo intero, si è beccato il tycoon. Sarà un bene per la Nazione più influente del Pianeta? Lo scopriremo presto, ma una cosa è certa: l’Italia e l’Europa dovranno pagare un prezzo alto per questa scelta (indiretta).

Nonostante i mercati finanziari puntassero molto sul candidato repubblicano, le imprese europee dovranno fare i conti col primo “regalo” che arriverà dalla prossima amministrazione USA: i famigerati dazi.

Giulio Tremonti ha commentato che, in fondo, l’Italia ha da sempre imposto una sorta di dazio, attraverso l’IVA. In realtà, però, il dazio è una gabella che agisce su un prodotto proveniente da un determinato Paese, mentre l’IVA è una imposta pagata da chiunque compri un determinato prodotto. Mi pare una cosa ben diversa.

 

Si potrebbe, poi, sindacare che anche l’Europa sta pensando di introdurre pesanti dazi verso per contrastare l’invasione di veicoli elettrici cinesi. Dunque, due pesi e due misure?

Insomma, stiamo vivendo uno strano momento storico in cui per decenni si è spinto sulla globalizzazione, la libera circolazione delle merci e la concorrenza internazionale basata su tecnologia e leggi di mercato, mentre dall’altro lato arrivano forti segnali di ritorno ad una sorta di autarchia, dove ogni Paese fa per sé e se vuoi entrarci “devi pagare”, come è stato detto dall’entourage trumpiano.

 

Il 2025 si preannuncia quindi difficile, anche nel nostro specifico settore, dove l’onda lunga della crisi delle immatricolazioni sta arrivando in questi mesi, con quasi un anno di ritardo rispetto alle previsioni di fine ’23.

D’altronde l’economia è fatta di fasi e di cicli. Speriamo che questa fase sia veloce e indolore.

Buona fine anno e soprattutto un augurio di un intraprendente 2025!

Luca Barassi
Luca Barassi
Direttore editoriale e responsabile.
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