venerdì, 19 Aprile 2024
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Porter Piaggio: comfort da berlina

Probabilmente i nostri lettori conoscono Stig: è il misterioso driver di Top Gear, il programma di motori più bello del mondo, prodotto dalla Bbc e visibile anche in Italia da chi riceve la tivù satellitare. Stig è un vero protagonista dello show (se vi capita la puntata in cui prova la Murcielago non fatevela scappare), pur non essendosi mai levato il casco e mantenendo segreta la sua identità. Anche Toe ha il suo Stig, anche se il suo volto è ben noto ai lettori, visto che fa sempre capolino dalle foto delle nostre prove. E’ Alfonso, che questa volta abbiamo infilato nel Porter Piaggio versione Eco Power, quella con motore Gpl, allestimento Extra, che significa tutta una serie di optional compresi nel prezzo.Non per tornare sulla presenza fisica di Alfonso – che pare cosa irrispettosa – ma un ragazzo in salute come lui in un veicolo noto per le sue ridotte dimensioni poteva rappresentare un problema. Il suo verdetto sugli spazi interni è stato invece che sono ottimi e abbondanti, un giudizio di cui non dubitare anche solo per la professionalità di lungo corso da cui deriva. La sua professionalità, appunto, è stata fondamentale anche in un altro momento dei giorni in cui il Porter è stato usato per costruire quest’impressione di guida. Ma di questo diremo dopo.

Molte dotazioni, forse troppe

La prima cosa che colpisce, salendo su questo particolare allestimento del Porter, è che non siamo più di fronte alla classica povertà degli interni di questa classe di veicoli commerciali. Se pensiamo ai vecchissimi Ape che ancora fanno il loro dovere nei paesini, quelli che trotterellano su tre ruote portando a domicilio le bombole del gas, questo Porter non ne è neppure il lontano parente, se non fosse per la robustezza scritta nel medesimo codice genetico e una garanzia di longevità.Questo mezzo ci ha vezzeggiati con una strumentazione di bordo che neppure molti colleghi di categoria (e prezzo) superiore hanno: antifurto con chiusura centralizzata, fendinebbia, alzacristalli elettrici, addirittura i sensori di parcheggio.Non sarà troppo? Siamo proprio sicuri che tutto questo scialo sia motivato? Vediamo un po’. Il paraurti in tinta, ad esempio: è bello, e quindi va promosso. Anche un minivan ha diritto a un po’ di estetica. L’antifurto: nel caso specifico può darsi che questo particolare Porter sia oggetto di attenzioni malandrine, ma di fatto l’accessorio deve appartenere a una generazione tecnologica forse obsoleta, perché in una settimana di fermo ha prosciugato la batteria. I sensori di parcheggio: ormai li mettono anche sugli Scooter: questo Porter, però, si parcheggia con un dito e senza torcicollo. E se uno non riesce a posteggiare un Piaggio e meglio che stia lontano dai veicoli commerciali tutti. Non era meglio un’aria condizionata ottimizzata, a basso consumo, che potrebbe essere ben supportata da un motore indubitabilmente brillante? Infine, il nostro tormentone: specchietti retrovisori elettrici. E’ la nostra crociata, il famoso chiodo fisso. In definitiva: il cliente tipo potrebbe essere abituato a non chiedere niente a mezzi di questo tipo, sia nelle finiture che nelle dotazioni. Da questo punto di vista, il Porter è una rivelazione. Positiva, ma suscettibile di scelte più accurate.

Alla faccia dell’alce

Sì, è un titolo un po’ particolare per un capoverso: ma è motivato, come si vedrà. Qui infatti veniamo alla prova di professionalità del nostro driver, quella di cui si scriveva più sopra, e a un incredibile test di sopravvivenza dell’agile Piaggio, una cosa che se avessimo voluto organizzarla a tavolino non ci saremmo mai riusciti. In uno dei suoi giretti – in realtà Alfonso non fa semplici giretti, ma molto di più – il nostro eroe attraversava quel generatore automatico di code che è la tangenziale Est di Milano. Il sole brillava alto in cielo, la radio mandava una canzone di Neil Young (la radio non c’era, ma fate finta), e tutto era semplicemente perfetto. Ad un certo punto, dal cassone di un camion di fronte al Porter, gli ancoraggi sono saltati catapultando nel bel mezzo della corsia stradale non uno ma ben due bagni chimici. In quel momento, il Porter viaggiava alla velocità di 90, forse 100 km/h. Con la prontezza che gli è tipica, il nostro driver ha fatto quello che avrebbe fatto chiunque, ma più velocemente e meglio: ha inchiodato, ha sterzato, si è raddrizzato e ha proseguito il suo cammino, senza fare un plissé. Di fronte a emergenze di questo tipo (modalità seria: on) la tragica cronaca dei giornali non fa altro che ricordare quel che succede nella maggior parte dei casi: e cioè, l’inevitabile, anche quando a essere coinvolti sono veicoli con un blasone e un prezzo e una tecnica di bordo molto più sofisticata o teoricamente affidabile. Il Porter, dal canto suo, ha forse compiuto qualche metro su due ruote, ma ha provato in questa disavventura conclusasi per fortuna molto bene tutto il suo valore. Ogni singolo centesimo.Il che, dal punto di vista della mera cronaca, potrebbe anche chiudere il discorso qui. Invece, anche se provoca molti meno brividi, sarebbe ingiusto non citare il motore 1.300, brillante come anticipato prima e capace di non far pesare particolari differenze sia a pieno carico che a stiva svuotata. Stessa cosa per la guidabilità: il Porter non risente dei pesi, o della loro assenza, il servosterzo è un compendio fondamentale e ben realizzato, privo di leggerezze e con una consistenza progressiva, che aumenta correttamente durante la marcia.

Le ovvie conclusioni

E’ un film già visto, ma del resto in questo caso il colpo di scena si era già speso a metà della trama: Piaggio resta un unicum, nel panorama dei costruttori di veicoli commerciali, e così i suoi mezzi, con nessun concorrente paragonabile se non forse una sovrapposizione di confine con Subaru. Porter è l’esempio di cosa potrà portare l’evoluzione su mezzi nati poveri, in cui però il comfort di bordo e le motorizzazioni sempre più attente all’ambiente – molto parchi i consumi di questo Gpl – rappresentano una sfida già lanciata e alla portata della casa di Pontedera. Da questo punto di vista, una bella sorpresa, una conferma su tutto il resto: un veicolo nato per gli impieghi urbani di consegna minuta e public utility, parcheggi abilissimi, ecologico, risparmioso, agile, scattante, persino comodo. Fossimo nei panni di quei bravi progettisti che già tanta strada hanno percorso, proporremmo una versione 4×4: proprio perché abbiamo presente i ciottoli di quei paesini in cui i vecchi Ape ancora si arrampicano imperterriti, vent’anni dopo la loro presa di servizio. E’ un tassello che sposta l’ottica commerciale dall’urbano all’extra, ma che ci sta benissimo.

Luca Barassi
Luca Barassi
Direttore editoriale e responsabile.
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