lunedì, 9 Dicembre 2024
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Una visita… rampante

Non è da tutti i giorni varcare la soglia di Via Abetone Inferiore, 4 a Maranello. Il portale d’ingresso è quello storico sul quale si affacciava l’ufficio di Enzo Ferrari. Sì, perchè lui, il Drake, voleva tenere sotto controllo tutto e tutti, chi entrava e chi usciva e i suoi “gioielli” pronti per essere consegnati ad una clientela – ieri come oggi – super selezionata.

Oggi, al di là di quel portone, c’è una vera e propria cittadella fatta di padiglioni e viali intestati ai piloti che hanno fatto grande il marchio nelle corse, tranne uno, il principale, intitolato proprio al Commendatore, come lo chiamano ancora oggi in azienda.

La Ferrari è una eccellenza italiana. Non c’è dubbio. Nella produzione di auto di lusso, di supercar e nelle corse, soprattutto Formula 1 ma anche Endurance.
Lo si percepisce subito, appena saliamo sull’autobus – elettrico – IVECO che ci porterà in giro per lo stabilimento per una visita davvero eccezionale ed esclusiva. Ciò che vedremo lo vedono in pochi e, anche se il nome Ferrari fa sognare chiunque anche lontano da Maranello, è solo entrando lì dentro che si respira l’aria del sogno. E, come diceva il fondatore “I sogni non si possono descrivere, bisogna viverli“.

Partiamo col dire che Ferrari è l’unica casa costruttrice che ha una propria fonderia interna per realizzare il monoblocco, ovvero il “cuore” della macchina che era ciò che Enzo Ferrrari vendeva. “Tutto il resto – diceva – è gratis“.
La realizzazione di ogni parte è fatta con cura maniacale, coadiuvati oggi da robot per sollevare l’uomo dalle azioni più pesanti e pericolose, ma a mano da meccanici superspecializzati, addirittura a seconda di che tipo di motore stanno realizzando (V6, V8 o il sofisticato V12). Per poi arrivare all’assemblaggio. Qui il veicolo prende forma a partire dal telaio fino ad arrivare alla prima messa in moto.
Vi assicuro che entrare in questo capannone è davvero emozionante. Vedere sulla catena di montaggio, una dietro l’altra, una serie di Cavallini Rampanti di ogni colore e personalizzazione è davvero impressionante. Per non parlare dell’ultima delle 33 “stazioni”, quella da cui esce l’auto finita. Pronta per essere consegnata?
Assolutamente no. La Ferrari, dopo essere stata realizzata pezzo per pezzo ha bisogno di essere a lungo testata e collaudata, motivo per il quale nessun cliente riceverà mai un auto con Zero chilometri.

La fabbrica, che nulla ha a che vedere con i luoghi sporchi, disordinati e alienanti evocati in “Tempi Moderni” di Chralie Chaplin, è un luogo sostenibile, fatto di corridoi puliti, spazi aperti, e tanta luce naturale che illumina le ampie isole verdi all’interno delle linee di montaggio e di assemblaggio.
Non mancano poi – in fabbrica – spazi per così dire “romantici”: i due robot che si occupano della saldatura e che lavorano in coppia in perfetta sincronia sono chiamati dai meccanici “Romeo e Giulietta” e il momento in cui la scocca della macchina si unisce al blocco motore e alla catena cinematica sulla linea di assemblaggio è chiamato “Il Matrimonio”.

Insomma, due ore all’interno di un mondo sospeso e che ti lascia senza parole quando entri nell’area della Scuderia Ferrari, dove vengono montate, come fossero i pezzi di un LEGO, le auto della Formula 1, sotto l’occhio vigile di un esercito di ingegneri e il supporto dei piloti. Basti pensare che c’è un area chiamata “Remote Garage” dove, durante ogni Gran Premio, 50 (e dico 50!) ingegneri analizzano in tempo reale tutti i dati della vettura in gara. Fantascienza, no, anzi, un Sogno.

Grazie, dunque, ad IVECO, fornitore ufficiale di veicoli pesanti per il trasporto delle vetture della Scuderia Ferrari, per averci dato l’opportunità di vedere da vicino ciò che di solito possiamo sognare… solo da lontano.

Vi lascio con un altra frase memorabile di Enzo Ferrari: “Il futuro è nelle mani di chi lo sa anticipare“.

Luca Barassi
Luca Barassi
Direttore editoriale e responsabile.
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