In questo spazio voglio riportare l’articolo di Mario Adinolfi, giornalista e blogger italiano, che bene rappresenta il mio pensiero sul nuovo corso della storia che sta per essere scritto dopo l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca.
SI APRE UNA NUOVA EPOCA
di Mario Adinolfi
Il 20 gennaio 2025 con l’insediamento ufficiale di Donald Trump alla Casa Bianca si apre ufficialmente una nuova epoca. Con il suo “comizio della vittoria” alla Capital One Arena di Washington, Trump ha annunciato che revocherà tutti gli ordini esecutivi di Biden su “diversità e inclusione”, contrasterà l’influenza dell’ideologia woke con particolare attenzione all’esercito, vieterà a chi è nato maschio di partecipare agli sport femminili, blinderà i confini e dichiarerà i cartelli messicani della droga come organizzazioni terroristiche. Con la nomina di Robert Kennedy jr ha già dichiarato la sua ostilità allo strapotere di Big Pharma, contrasterà l’aborto come ha già fatto riuscendo a farlo abolire in 21 Stati americani oltre che limitando i fondi federali alle cliniche abortiste Planned Parenthood (non a caso tra i principali finanziatori di Hillary Clinton nel 2016 e Kamala Harris nel 2024). Last but not least, ritirerà progressivamente la presenza di armi americane dai contesti bellici secondo la dottrina isolazionista che lo caratterizza, producendo effetti benefici in termini di pace mondiale: la fine del conflitto israeliano-palestinese, se terrà, è il primo frutto del 2025 e seguirà quest’anno la probabile conclusione della guerra tra Russia e Ucraina. Se ne avranno a male solo i produttori di armi, finanziati nell’ultimo triennio da Biden con centinaia di miliardi di dollari di commesse pubbliche.
L’entità della svolta è davvero epocale e festeggiarla alla Capital One Arena di Washington ballando con i Village People è un vero colpo di genio. Nel comizio della vittoria che ha preceduto di un giorno l’insediamento, Trump ha fatto salire sul palco Elon Musk (quello che per Gramellini non è un genio visionario, per lui è il signor M del XXI secolo) ma non il suo vice Jd Vance, che pure potrebbe essere il primo cattolico repubblicano a diventare presidente degli Stati Uniti se sarà capace di schivare tutti i proiettili avvelenati che dal suo stesso campo arriveranno per azzopparlo. Interessante notare come molte aziende americane di grande rilevanza, penso a quelle controllate da Mark Zuckerberg ad esempio, si siano già adeguate al nuovo corso ammettendo di essere state pesantemente pressate da Biden per seguire le linee guida dell’amministrazione dem. Ora il partito democratico americano è palesemente allo sbando e nelle grandi multinazionali chiudono i “dipartimenti per l’inclusione e le diversità” che hanno caratterizzato l’epoca woke. Non va più di moda l’ideologia gender e finalmente si può dire che intervenire sul corpo di un minore per modificarne il sesso è un crimine. Sotto Biden era un’affermazione per cui si rischiava la galera per hate speech, le università licenziavano i professori dissenzienti rispetto alla piattaforma lgbt, ora Trump proclama la fine di questo oscurantismo ballando con i Village People.
Il presidente Trump sta ottenendo una serie di obiettivi (penso in particolare a aborto, ideologia gender, pace) che la Chiesa aveva certamente nella sua agenda. Ha ribaltato ciò che non sembrava ribaltabile, tanto che la Chiesa si era quasi adeguata. I cattolici sembravano rassegnati a dover sorbire tutto, a farselo andare bene. Poi è arrivato questo bizzarro buzzurro con i capelli stranamente tinti, con toni sgraziati e spesso sgradevoli, frequentatore abituale di prostitute e pornostar, irrituale per usare un eufemismo nella sua comunicazione politica, abituato ad attaccare frontalmente gli avversari spesso con termini ampiamente oltre i limiti della buona educazione, pluriconiugato e con dozzine di amanti accreditate, ma disposto ad andare in battaglia fino a beccarsi insulti infiniti, censure continue compresa la chiusura dei profili social, l’intero sistema mediatico contro, processi e condanne, anche una pallottola in faccia pur di vincere. E ha vinto.
Noi bene educati cattolici di chiesa non ci ritroviamo in Trump. Non ha il nostro stile, non è un cavaliere senza macchia e certamente nei prossimi quattro anni ci sarà chi troverà occasione per rimproverarci di averlo sostenuto, nonostante questa distanza. Eppure per dieci anni abbiamo combattuto quelle stesse sue battaglie, sempre molto educatamente però perché non si dicesse male di noi. Per questo noi in Italia abbiamo sempre perso, pure quando politicamente in realtà avremmo vinto, ma chi vinceva ad esempio proclamava e ancora proclama che non avrebbe “mai toccato la 194” o messo in discussione i “diritti lgbt”, compresi quelli a iniettare la triptorelina nei ragazzini e far gareggiare con la maglia della nazionale femminile atleti nati uomini, sposati con tanto di figli. Noi non abbiamo mai avuto la sfrontatezza di Trump o il suo coraggio. Noi ci facciamo andare bene quel che c’è e ci limitiamo a qualche lamentela sui social, senza capire che per vincere la guerra in guerra bisogna andarci e la guerra è sempre un po’ sporca e si rischiano pallottole in faccia. Trump se le è prese anche per noi.
Ora una nuova epoca si apre. Dovremo essere più coraggiosi di quanto siamo stati, anche come cattolici impegnati, fino ad oggi. Il vento è cambiato e tocca issare le vele, danzando con un’insolita allegria, perché ci hanno fatto vedere che quel che sembrava impossibile a farsi, è stato fatto.