L’analisi costi – benefici del TAV Torino Lione voluta dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli, affidata a una commissione di sei esperti – tra cui Pierluigi Coppola, che non ha sottoscritto le conclusioni – e presieduta dall’economista Marco Ponti, è stata pubblicata e traccia un bilancio negativo: calcola che i costi dell’opera superano i benefici di sette miliardi di euro previsti nell’ipotesi definita “realistica” (le altre oscillano tra un minimo di 5,7 e un massimo di 8 miliardi). Lo studio considera i costi di investimento (11,5 miliardi) dell’intera tratta e non solo quelli a carico dell’Italia pari a 5,6 miliardi.
L’attenzione dei commentatori e della opinione pubblica si è focalizzata sulla posta che vede tra i costi del progetto i mancati introiti delle accise. Argomento scivoloso che non convince neppure un’ambientalista ed esperta in sistemi di trasporti come Anna Donati, che pure ha sempre criticato il progetto Tav: “Considerare la riduzione delle accise sul carburante come un costo è pericoloso. Dipende da quale obiettivo ci poniamo: dovremmo forse considerare positivo ogni progetto che induce maggiori consumi di carburante, visto che porterebbe nuove entrate allo stato?”.
L’approccio convenzionale dell’analisi costi–benefici e le linee guida comunitarie e nazionali suggeriscono che le tasse siamo escluse dal calcolo, poiché costituiscono un trasferimento dal consumatore alle casse dello stato e non rappresentano risorse consumate. Inoltre, l’adozione un tale concetto porrebbe in discussione l’intera politica ambientale nazionale ed europea per la riduzione delle emissioni.
Per prevenire il cambiamento climatico, nell’ottobre 2014 i leader UE hanno adottato il Quadro 2030 per il clima e l’energia. Il quadro include l’obiettivo vincolante della riduzione delle emissioni nell’UE di almeno il 40% rispetto ai livelli del 1990. In particolare, la riduzione di emissioni nei settori quali i trasporti, l’agricoltura, gli edifici e i rifiuti deve essere del 30% rispetto al 2005.
L’analisi della commissione Ponti prende in esame i vantaggi ambientali della ferrovia, ma calcola l’impatto della nuova linea Torino-Lione, tra 500mila e 700mila tonnellate di anidride carbonica in meno all’anno rispetto a oggi: appena lo 0,5 per cento delle emissioni che ogni anno produce il sistema nazionale dei trasporti in Italia.
Non ultimi i flussi di traffico. La stima del 2011 che prevede 52 milioni di tonnellate merci, 4,6 milioni di passeggeri di lunga percorrenza e otto milioni di passeggeri regionali al 2059, è stata considerata troppo ottimistica dalla commissione che ha adottato ipotesi più caute basate sull’analisi degli attuali flussi di traffico nazionali ed europei. La stima prevede che il traffico merci complessivo cresca solo di una volta e mezzo all’anno, raggiungendo i 25 milioni di tonnellate all’anno nel 2059, e che quello dei passeggeri si limiti a raddoppiare sulla lunga distanza e a crescere del 25 per cento sulle tratte regionali; valori sostanzialmente dimezzati rispetto alla stima 2011.
La rilevanza del contesto europeo è ancora più significativa considerando che l’export del nostro Paese dal 2008 ad oggi è cresciuto dal 20 al 31 percento del PIL e che vede nel continente europeo il principale mercato di sbocco. Il trasporto delle merci e dei viaggiatori attraverso l’arco alpino e i vincoli strutturali di questi collegamenti rendono sempre più attuale e necessario la costruzione di un sistema ferroviario con caratteristiche tecnologiche europee, considerando l’impatto del trasporto su gomma in un ambiente delicato come quello alpino.
E i cugini di Oltralpe? La Francia non ci sta. L’analisi costi-benefici sulla Tav è «straordinariamente di parte». È quanto afferma il Comité Transalpine Lyon-Turin: “Visto dalla Francia, questo rapporto costi benefici facciamo un po’ fatica a prenderlo sul serio. Abbiamo tanti difetti ma quando si nomina una commissione indipendente, si fa in modo di non mettere solo tecnici contrari al progetto – dichiara il delegato generale Comité Lyon-Turin Stéphane Guggino all’Ansa – Nel rapporto, insomma, tutti i parametri favorevoli: impatto su ambiente o traffico, sono minimizzati e quelli sfavorevoli esaltati. Adesso ci prenderemo un po’ di tempo per studiare meglio il rapporto. In Francia si dice chi vuole uccidere il proprio cane dichiara che ha la rabbia”.