mercoledì, 9 Ottobre 2024
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Sostiamo in un sogno

In questo periodo vacanziero, percorrendo le autostrade di sera e di notte o nei weekend, si evidenzia ancora più prepotentemente il problema delle aree di sosta per i veicoli pesanti. Lungo le autostrade non si contano i mezzi in sosta per la pausa notturna; un ristretto numero di fortunati trova-no una sistemazione, stile acciughe in scatola, nelle aree di servizio. Chiunque di voi avrà provato le difficoltà nel raggiungere le pompe di ben-zina, alla ricerca di un pertugio tra tir in sosta. I più si disseminano lungo le tratte autostradali, confidando nella comprensione delle pattuglie preposte ai controlli, in qualunque spazio disponibile. E’ curioso assistere a prove d’incompenetrabilità dei solidi, ad esempio quando due bilici si “restringono” per stare entrambi in un’area di sosta. Uno spettacolo proprio bello, da offrire come biglietto da visita, ai turisti stranieri appena entrati in Italia. Pazienza direte voi, tanto ormai si aspetta-no di tutto e godono a vedere scene da terzo mondo in un paese che orgo-gliosamente si considera tra le maggiori potenze industriali del mondo. E poi chi lo dice che oltre le Alpi non accada lo stesso? Appunto, venga fuori chi lo dice.

 

Comunque fino a qui nulla di nuovo; cerchiamo però di capire quali sono i risvolti e le ricadute negative sulla società e magari immaginare una situazione ideale. Sì spendono soldi pubblici per campagne che hanno l’obiettivo di migliorare l’accettazione del mondo del trasporto nei confronti della società facendo poco o nulla per migliorare le condizioni di lavoro di chi praticamente passa la propria vita al volante di un camion. Siamo sicuri che alcuni incidenti non siano stati causati proprio dal fatto che alla guida dei mezzi ci sono degli uomini che come degli zombi, che quando non sono alla guida, devono ri-manere in uno stato di dormiveglia vigile, pronto a spostare il veicolo in qualsiasi momento, col patema di ricevere visite inaspettate, nel migliore dei casi di una prostituta? Come pretendere che costoro siano al 100% del-la propria condizione psicofisica? Siamo sicuri che tutto ciò non vada a de-perimento della sicurezza sulle strade?

 

Certo, si potrà obiettare che le cosiddette TruckStop, più comunemente dette aree di sosta per i camion, siano di fatto una realtà anche in Italia. Vero, ma se veramente fosse così, non dovremmo assistere agli spettacoli notturni con cui ho aperto la Sterzata. Le realtà ben funzionanti si contano forse su una mano sola e rappresentano purtroppo poco più che una goc-cia nel mare infinito del nostro trasporto.

 

Se fossi un investitore, farei più che un pensiero sull’opportunità di investire nelle TruckStop. Per buona pace degli ambientalisti, le proiezioni del traffi-co merci su strada vedono uno scenario in continua crescita in Europa e conseguentemente anche in Italia nei prossimi anni. Con queste premesse quindi sarebbe possibile prefigurare un piano d’investimento a lungo termi-ne. Prendendo spunto da quanto già operativo in alcune nazioni europee o meglio ancora negli Stati Uniti d’America, ritengo ci sia molto spazio per rendere il business profittevole, grazie a intelligenti operazioni di marketing e azioni commerciali.

 

Concludo la Sterzata, immaginando una TruckStop ideale per i servizi offerti. Ovviamente metterei al centro di tutto il benessere per l’autista in quanto uomo (inteso come essere umano). Il servizio ristoro, vedrebbe la consulenza gratuita di dietologi per suggerire il giusto mix di alimenti, per dare la giusta carica energetica, senza i classici appesantimenti. Per i più assidui, identificati dalla tessera Premium, la possibilità di interagire con i dietologi via smartphone, e con lo stesso, concordare il menu in anticipo. In questo modo si ridurrebbero anche le attese in coda con il vassoio, libe-rando le persone per altre attività. Queste ad esempio potrebbero com-prendere delle attività fisiche che ricarichino la mente attraverso la concen-trazione e che sciolgano i muscoli. Ad esempio, dieci minuti di golf virtuale, ovvero indoor, con la pallina proiettata in un grande schermo. Un’esperienza molto realistica e avvincente, tra l’altro i più portati potrebbe-ro scoprire un nuovo hobby! Per chi invece vuole riposare, direttamente dal Giappone i Cabin Hotel, qualche ora sdraiato in una confortevole cabina all’interno di una parete (oddio sembrano dei loculi) in cui si può respirare aria purificata e scegliere eventuali fragranze aromatiche rilassanti. Preve-derei in un’altra area anche un sistema di massaggi e saune, ma mi fermo qui per evitare battute fuori luogo. Insomma la mia TruckStop ideale avreb-be un taglio olistico a vantaggio della società e della produttività, con l’invidia di tutti gli altri professionisti della strada…. in automobile. Vi invito a segnalare altri servizi che pensate potrebbero essere offerti, direttamente sul blog. Nel frattempo: AAA finanziatori cercasi! .

 

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