venerdì, 19 Aprile 2024
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Dacia: il vento dell’Est

Abbiamo messo alla prova il furgovan della casa rumena che è distribuito nel nostro Paese da Renault e ne abbiamo ricavato un’impressione davvero positiva, soprattutto sul fronte del rapporto qualità delle prestazioni/prezzo

Salire a bordo di questo veicolo è un tutt'uno con la sensazione di avere a che fare con un mezzo “vero” pensato da un progettista che odia i fronzoli. Infatti, gli interni sono piuttosto essenziali e le plastiche del cruscotto (anche negli assemblaggi) sono quelle che ci si deve aspettare su un veicolo del genere e di questo prezzo. Il che, però, non vuole dire che si ha a che fare con un veicolo povero, tutto quello che ci deve essere non manca. Compreso il condizionatore d’aria e i vetri elettrici.
E tutto è anche disposto in modo funzionale: sia gli interruttori di grosse dimensioni che l'impostazione del quadro strumenti mettono il conducente in condizioni di avere la perfetta padronanza di tutto ciò che serve. Criticabile, invece, la scelta del pulsante che comanda l'avvisatore acustico (nel devio-luci) e che rende abbastanza innaturale l'utilizzo del clacson. Un'altra piccola critica la riserviamo al segnale acustico dell'indicatore di direzione: è poco udibile, il che potrebbe far lasciare acceso,  senza volerlo, questo importante elemento della sicurezza.

L’abitacolo

I due portaoggetti sulla plancia sono sufficientemente capienti ma, come in tanti altri casi, incomprensibilmente sono privi di una spondina di ritenuta. Il che fa diventare scomodo il loro utilizzo, visto che in accelerazione è facile che gli oggetti vengano proiettati sul pavimento. Compaiono anche due vani bottiglie che possono anche essere usati per riporre il cellulare o altro. Un ulteriore piccolo portaoggetti si trova sotto la leva del cambio ma, anche in questo caso, con una sponda troppo bassa per poter dare la sicurezza del contenimento durante gli spostamenti del veicolo.
La visibilità, date le dimensioni del parabrezza, è un po' limitata per i soggetti più alti di statura in quanto arretrando completamente il sedile, lo schienale si posiziona parecchi centimetri dietro al montante centrale della portiera. E, quando l'autista gira la testa per guardare dai tre quarti posteriori, in qualche modo avrà la visuale ostacolata proprio dal montante che, fra l’altro, è di dimensioni piuttosto abbondanti e quindi in parte limita la possibilità di vedere il solito ciclista che, convinto di essere un pedone, attraversa a tutta birra sulle strisce pedonali.
Per quanto riguarda la climatizzazione occorre dire che è efficiente e dispone di una portata d'aria abbondante. Sulla plancia sorgono quattro bocchette orientabili che possono soddisfare qualunque esigenza di caldo o di freddo. E il disappannamento funziona in maniera abbastanza soddisfacente su quasi tutta la superficie del parabrezza.

Il vano di carico

Dal punto di vista della capienza del vano di carico occorre subito precisare che la derivazione automobilistica di questo veicolo commerciale gli ha consentito di mantenere ben tre aperture. Quindi, oltre alla classica porta posteriore a doppio battente, sono rimaste le due portiere laterali che, in origine, servivano per l'accesso ai sedili posteriori. Ovviamente le dimensioni in altezza del veicolo limitano parecchio la possibilità di carico dei colli ingombranti e i due passaruota, vistosamente presenti all'interno del vano posteriore, limitano anche la sua larghezza. Quindi ci pare logico indicare l'opportunità di munirsi di un mezzo del genere a quegli utenti che normalmente trasportano colli numerosi, ma non di grosse dimensioni. In ogni caso per le consegne cittadine a breve raggio lo spazio c'è. Se poi si ha che fare con un mestiere che obbliga ad effettuare le consegne porta a porta, sono proprio le due portiere laterali che possono, con grande facilità, risolvere il problema di un autista che accosta nei pressi di un portone, scende, ritira l'oggetto dalla porta laterale e, in pochi secondi, effettua la consegna. A proposito delle porte laterali, poi, occorre anche pensare che possono essere usate per far scivolare lungo il pianale un carico un po' pesante, senza dover spingere come forsennati dalla parte posteriore. L'altezza di carico non è certamente tra le più comode ma occorre tener presente che non si ha a che fare con un autentico furgone ma con un veicolo derivato da una diversa produzione e che, vista la sua particolare economicità, si rivolge agli utenti tuttofare che non devono impegnarsi con dei trasporti specifici.
Per concludere, il comfort è più che sufficiente per un veicolo del genere. Infatti è assolutamente accettabile la posizione di guida che permette di passare tante e tante ore di lavoro nel traffico. Ed anche in termini di abitabilità non ci pare che possa sorgere qualche problema di insofferenza… ambientale.
Insomma, la sensazione che questo veicolo trasmette è quella di un mezzo onesto, economico ma al tempo stesso robusto tanto da lasciar sperare una durata… da primo della classe.

La prova su strada

Questo propulsore, quando si schiaccia il pedale dell'acceleratore, fa vedere una certa grinta ed una notevole capacità di prendere i giri. Ed è pure generoso nell'erogazione della coppia. Infatti, anche con le marce alte e un numero di giri davvero basso, seppure un po' pigramente, l'unità motrice si mette al lavoro e riesce a far riprendere velocità al veicolo senza necessariamente dover scalare. Rimane però il fatto che la manovra corretta è quella della scalata per riportare il motore al giusto regime di erogazione di coppia. Insomma, possiamo certo dire che, nel traffico cittadino, questo motore può far risparmiare un po' di fatica al conducente diminuendo la necessità di continui cambi di rapporto.
Naturalmente la prontezza in basso, in qualche modo, deve essere pagata. Infatti, quando si spinge a fondo l'acceleratore, la capacità di erogare potenza si impoverisce un po’ ai regimi più alti (oltre i 3.000 giri), ma è comunque da tener presente che l'utilizzo di un mezzo di questo genere rende molto più interessante la prontezza “in basso”. Infatti, questa è la taratura scelta dai tecnici Renault, ed è quella che ci pare la più consona per un veicolo commerciale.
In merito alla manovrabilità del cambio: gli innesti sono secchi e sufficientemente precisi e la morbida frizione si distingue per una buona escursione del pedale.
Il servosterzo, però, non è tra i più rapidi, quindi le manovre vanno impostate con qualche anticipo. Ma, una volta presa la mano, non ci si fa più caso. In compenso il servocomando è veramente efficiente e rende la guida abbastanza confortevole. Rimane un po' duro, invece, nelle manovre di parcheggio che, tutto sommato, sono piuttosto importanti e ripetute nell’uso prevalentemente cittadino. Si tratta però, di giudizi molto influenzati dalla moda attuale dei costruttori, i quali hanno ormai abbandonato la logica del furgone per sposare in pieno quella della vettura. Una logica che, a volte, fa fare a pugni al prezzo di listino con le disponibilità economiche di una categoria di utenti che, nei fatti, è piuttosto tartassata. Ma Dacia, evidentemente, ha scelto la filosofia del tutto contraria.
Tornando alle impressioni di guida non si può non citare i freni che si sono dimostrati piuttosto rapidi nell'intervento e robusti alla fatica (fading). Roba che viene sempre presa con gran piacere da chi guida nevroticamente in città.
Niente da dire sulla stabilità generale. Il veicolo si dimostra sempre piantato per terra. Animati da una certa cattiveria, abbiamo deciso di affrontare alcune rotonde di scarso diametro in seconda e a tutta velocità. A che è servito tutto ciò? Avete perfettamente ragione a chiedervelo. Ma, per una prova vale anche fare qualche piccola pazzia. Ecco il risultato: il veicolo non ha potuto non gettare la spugna al terzo giro e si è messo a scodare vistosamente. Ma occorre tener presente che il pianale era completamente scarico e, quindi, privo di peso sul retrotreno.

Luca Barassi
Luca Barassi
Direttore editoriale e responsabile.
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