Carenini (AICAI): “Sanzioni sproporzionate e gravemente nocive agli scambi commerciali internazionali”.
AICAI, l’associazione in seno a Confindustria che rappresenta tutti i principali Corrieri espresso operanti a livello mondiale (Fedex, UPS, DHL, TNT, SDA), ha inviato una lettera al Presidente Monti per richiamare l’attenzione in merito alle misure previste nel decreto anti evasione, approvato in questi giorni dal Consiglio dei Ministri.
Confermandosi schierata a fianco del Governo nella lotta al sommerso e all’evasione fiscale, AICAI, chiede una revisione alla modifica dell'art. 303 del DPR n. 43 del 1973 (TULD) che prevede un pesante inasprimento delle sanzioni amministrative per gli errori formali che vengono commessi durante la compilazione delle bolle doganali. In questi casi, le sanzioni applicate a carico del corriere e/o del destinatario finale, che attualmente vanno da un minimo di 103 euro ad un massimo di 516 euro, con l’applicazione della nuova norma sarebbero elevate da un minimo di 6.000 euro ad un massimo di 30.000.
Questo concetto viene chiarito meglio se prendiamo ad esempio una spedizione di valore 100 €: può accadere che, per errore del mittente, in sede d’accertamento il valore dichiarato non sia quello effettivamente pagato o da pagarsi; di conseguenza, le dichiarazioni vengono rettificate al fine della riscossione dei diritti doganali corretti; quindi, da un valore dichiarato di 100,00 Euro, si passa ad un valore accertato dall'Amministrazione di 150,00 Euro.
In questo caso, attualmente, in sede di accertamento doganale, questo errore è sanzionato con un addebito che non supera i 34 euro (con la nuova normativa 2.000,00 euro a errore) che si traduce in un aumento di 60 volte tanto. Nessuno dei destinatari/importatori – a fronte di un tale importo – accetterebbe mai di ritirare la spedizione sdoganata e di pagare la sanzione anticipata dal corriere: un controvalore merce di 100,00 Euro più i 10,00 di IVA non vale il pagamento di una sanzione di 2.000,00 Euro che rimarrebbe quindi, inevitabilmente a carico del Corriere.
In qualità di “addetti ai lavori” gli associati AICAI che, con un fatturato complessivo annuo di circa 2,4 miliardi smistano l’equivalente circa di 30 milioni di spedizioni internazionali in partenza e in arrivo, ritengono fondamentale portare all’evidenza del Governo questo aspetto, richiamandolo all’attenzione per gli effetti che la stessa norma – rigorosamente applicata – comporterebbe per i corrieri, e con essi, per tutto un comparto dell'economia sempre più strategico per la crescita del sistema Paese.
Un monito, quello di AICAI, che si comprende ancora meglio se si tiene presente anche che frequentemente gli errori sanzionati, di cui i Corrieri si fanno in prima istanza carico, dipendono dal mittente e non sono solo riconducibili alla sotto-fatturazione, ma anche ad altre tipologie di errore decisamente più veniali quali errati preavvisi di valore, di numero dei colli o del peso, o relativi alla tipologia di merce.
Pur considerando che la percentuale fisiologica di errori di imputazione è molto bassa (si aggira intorno allo 0,1% delle spedizioni) agli associati AICAI, nel complesso, competerebbe il pagamento di circa 200.000 euro al giorno di sanzioni.
Nel quadro di un progressivo ammodernamento e recupero di efficienza del sistema del trasporto e della logistica nel nostro Paese è facilmente comprensibile come questo provvedimento possa risultare iniquo e temibile.
La nuova disposizione, se applicata, produrrà una riduzione sensibile dei diritti doganali riscossi, in quanto, essendo una sanzione unicamente italiana, disincentiverebbe le spedizioni verso il nostro Paese.
“Gli effetti di una tale misura sarebbero devastanti per un ampio numero di operatori, di imprese e di privati- spiega Marco Carenini, Presidente di AICAI- e produrrebbero una drastica riduzione o comunque una grave alterazione dei traffici doganali dentro la Comunità Europea, con lo spostamento dell'attività su altri Stati membri che non prevedono sanzioni così gravose, con enorme danno per le attività coinvolte nel nostro Paese”.
“I nostri operatori – sottolinea Carenini nel testo della lettera – lavorano ogni giorno per portare il made in Italy nel mondo e soprattutto in questo momento non possiamo permettere che vengano emanate in casa nostra misure così penalizzanti per punire errori d'imputazione che molto probabilmente hanno avuto origine in altri Paesi”.