giovedì, 18 Aprile 2024
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Anche la Francia adotterà il “Tutor”

Il Tutor funziona davvero: lo dimostra l’abbassamento della mortalità, quasi miracoloso, nei tratti di Autostrade per l’Italia sui quali l’Xfactor della Sicurezza Stradale è entrato in esercizio. E per una volta siamo noi a fare scuola, anche in un paese che, su questo fronte, è in trincea da un pezzo: parliamo della Francia del miracolo negli anni “zero”, capace di centrare, con due anni di anticipo, l’obiettivo europeo di dimezzare la mortalità entro il 2010. L’oliatissima macchina della Sécurité Routière si è però arenata su un 2009 che potrà vantare un bilancio sostanzialmente fotocopia a quello del 2008: 4.262 vittime contro 4.275, vale a dire 13 morti in meno (-0,3%), secondo un bilancio ancora provvisorio. E siccome la velocità è ancora la causa principale di incidente, checché se ne dica (in Italia il 90% degli incidenti mortali è dovuto a comportamenti di guida inadeguati mentre la velocità è causa diretta del 60% dei decessi in autostrada), ecco che gli esperti di Sarkozy lanciano l’idea di controllarne l’andamento medio. Le strade nazionali, del resto, sono già presidiate dalla rete di radar, preannunciati da cartelli e messaggi variabili, tanto che gli chauffeur transalpini fanno un po’ come i cugini italiani: rallentano, passano davanti alle postazioni fisse e poi danno nuovamente gas, contando sulla complicità degli altri automobilisti sempre pronti a lampeggiare in caso di pattuglia con dispositivi mobili. Allora? Non resta che tracciare la “vitesse moyenne”, la velocità media, calcolando il tempo impiegato dai veicoli per percorrere lo distanza tra due punti, secondo la ormai ben nota formula “velocità uguale a spazio fratto tempo”. In Francia l'equivalente del nostro Tutor si chiamerà “radar troncon”. Tradurne il significato letterale non è facile, ma la radice della parola è chiara: “troncone” o, meglio, “tratto”. Troppo presto per dire quando il tutor francese sarà operativo, quali saranno i primi tratti ad essere vigilati dal nuovo sistema elettronico o se le modalità con cui il Grande Fratello autostradale opererà saranno repressive o educative. Un tratto sperimentale era stato installato a nord di Orléans, sulla A10, addirittura nel 2003, più o meno quando in Italia il progetto Tutor prendeva forma negli accordi di massima tra Autostrade per l’Italia (prima e per ora unica concessionaria ad idearlo e ad installarlo) e la Polizia Stradale. Da allora il controllo della velocità media è una realtà anche in altri paesi europei, come il Regno Unito, la Germania e la Norvegia: in tutti questi stati, secondo lo staff del ministro dei trasporti francese Dominique Bussereau, citato da Le Figaro, la mortalità nei tratti coperti dal nuovo sistema è dimezzata. Dell’Italia ne eravamo certi, di Inghilterra, Germania e Norvegia non avevamo avuto ancora dati precisi. Sappiamo invece che in Vallonia, una delle tre regioni che compongono il Belgio, sono in funzione almeno 8 radar “tronçon” – la cui istallazione è stata annunciata nell’agosto 2008 dall’allora ministro locale delle infrastrutture Michel Daerden – su tratti di strada di lunghezza compresa tra i 300 metri ed i 10 chilometri. Daerden spiegò di voler seguire il modello di Inghilterra, Paesi Bassi e Austria, dove tali sistemi avevano già fornito i primi ragguardevoli risultati. Forse il ministro non conosceva ancora i dati del Tutor in Italia.
Il sistema sperimentato sulla A10 francese è costituito da tre puntatori istallati su due punti distanti tra loro 12 km: alla fine del tratto un pannello a messaggio variabile indica al veicolo che sopraggiunge la media percorsa. Per il deputato Mothron, monitorare la velocità media sarà “più pertinente e meno pericoloso del sistema attualmente in esercizio, perché non incita gli automobilisti che viaggiano a velocità eccessive a compiere brusche frenate in prossimità delle postazioni radar fisse”.

Da ASAPS

Luca Barassi
Luca Barassi
Direttore editoriale e responsabile.
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