A Roma, la tradizionale conferenza stampa della Sezione Veicoli Industriali di UNRAE, l’Associazione delle Case Automobilistiche Estere presenti sul mercato italiano, è stata l’occasione per un analisi delle dinamiche e delle prospettive dell’autotrasporto italiano, sulla strada di una mobilità più sostenibile, sicura ed efficiente. Un’analisi che si è servita degli studi di due enti di ricerca GiPA ( Istituto di ricerche di mercato specializzato nell’after sales automotive) e RIE (centro Ricerche Industriali ed Energetiche)
Secondo l’indagine GiPA, giunta alla sua terza edizione per conto di UNRAE, l’Italia ha in mano un’opportunità straordinaria di rinnovare il suo parco circolante – tra i più vecchi d’Europa – e raggiungere gli obiettivi della diminuzione dei consumi e delle emissioni di CO2, della riduzione della spesa per il carburante e dei benefici per la sicurezza stradale. Marc Aguettaz, Amministratore Delegato di GiPA Italia ha sottolineato che “Lo studio prevede vari scenari secondo diversi piani di rinnovamento del parco circolante dei veicoli industriali. Gli scenari maggiormente efficaci fanno riferimento a un orizzonte temporale di medio periodo, ma saranno realizzabili a patto che tutte le forze in campo abbiano un obiettivo comune e riconoscano all’autotrasporto la centralità che gli spetta nel sistema paese.” Sempre secondo l’indagine di GiPA, poiché esiste una relazione diretta tra i consumi di carburante e le emissioni di CO2, è possibile stimare che in Italia, tra il 2000 e il 2016, per il solo contributo delle innovazioni tecnologiche introdotte, ci sia stata una riduzione di circa il 16% delle emissioni di gas serra imputabili al trasporto merci. Una riduzione che è stata ottenuta con grande fatica, in mancanza di un rinnovo del parco circolante. “Assumendo che l’entità del parco circolante rimanga costante – ha detto Aguettaz – e nella prospettiva assolutamente teorica che i consumi per ogni singolo veicolo nuovo non si riducano più, in una ipotesi di completo rinnovo del parco in venti anni, da qui al 2039 si avrebbe un risparmio di 22 miliardi di litri di gasolio, pari ad una riduzione della CO2 emessa di 58 milioni di tonnellate”.
Lo studio di RIE è stato condotto con l’obiettivo di valutare in che modo e con quale impatto le nuove tecnologie motoristiche potranno dare risposte concrete alla transizione energetica. Partendo dall’analisi dei dati del settore dal punto di vista delle motorizzazioni presenti e delle ipotesi di rinnovo del parco circolante, lo studio riconosce che la possibilità di ridurre le emissioni inquinanti continuerà nei prossimi anni, ma sarà fortemente condizionata dalla rapidità con la quale verrà rinnovato il parco applicando il principio della neutralità tecnologica. Alberto Clò, Presidente di RIE e coordinatore della ricerca, ha detto che saranno “le ragioni tecnologiche, economiche e sociali a rivoluzionare il futuro della mobilità delle merci. Ma non sarà scommettendo su una sola tecnologia che si otterranno rapidamente i minori impatti ambientali possibili. Il Diesel continuerà a governare la transizione energetica in corso, in virtù delle sue caratteristiche funzionali e grazie alle sofisticate tecnologie motoristiche adottate, destinate all’abbattimento delle emissioni”. Secondo Clò sono sicuramente prevedibili progressive evoluzioni radicali ma certamente non saranno rapide. In questo momento un rinnovo del parco circolante che punti al ricambio dellemotorizzazioni più vecchie con il Diesel di ultima generazione, rappresenta la scelta più realistica ed efficace. “ Il mercato – ha detto ancora Clò – ci dimostra come questa considerazione sia realistica e non reazionaria.”
Il Presidente della Sezione Veicoli Industriali di UNRAE, Franco Fenoglio, ha voluto sottolineare come UNRAE abbia deciso di commissionare le ricerche per portare un contributo di chiarezza all’informazione sul settore e per dimostrare quanto sia priva di fondamento una politica che, da un lato obbliga i costruttori ad impegnarsi in sforzi finanziari e tecnologici inauditi per ridurre le emissioni nocive, mentre dall’altro non si impegna in alcun modo serio a favorire la più rapida entrata in circolazione di quegli stessi veicoli, emanando provvedimenti sulla circolazione provvisori e scoordinati (soprattutto a livello locale) e destinando risorse finanziarie al mantenimento di misure improduttive in termini tanto di reale riduzione dell’inquinamento ambientale, quanto di razionalizzazione dell’autotrasporto.
“Nonostante i moderni sistemi di connettività o rilevazione o controllo disponibili – ha detto Fenoglio – la capacità di carico dei veicoli, secondo i dati dell’EEA (Agenzia Europea per l’Ambiente), è sfruttata per non più del 60%, con un impegno assurdo di infrastrutture insufficienti sia come quantità che come qualità, mentre un sistema innovativo programmato, oggi possibile e già in essere presso molte realtà imprenditoriali, è in grado di risolvere anche il problema dell’inutile eccesso di congestionamento sulle strade, dando un contributo fondamentale all’incremento della sostenibilità ambientale e della sicurezza.
Per questo UNRAE chiede al Decisore politico di salvaguardare le forme di sostegno esistenti, in grado di favorire lo spostamento del sistema dei trasporti verso un futuro più sostenibile, mantenendo gli strumenti per realizzare politiche efficaci di sostegno al rinnovo del parco circolante, quali possono essere il superammortamento e l’iperammortamento. Parlare di “obiettivi di sistema condivisi” – ha continuato Fenoglio – può sembrare arduo, in presenza di risorse scarse e in assenza di programmazione politica certa e razionale dello sviluppo. Riconosciamo l’esistenza di un problema e sappiamo di esserne parte. Vogliamo quindi essere parte della sua soluzione e non intendiamo affatto sottrarci all’impegno per quanto di nostra competenza. Mentre noi – ha detto ancora Fenoglio – discutiamo ancora su come spendere i fondi destinati all’autotrasporto, la Germania offre due anni di transito gratuito sulle autostrade agli autoveicoli dotati di motorizzazioni di ultima generazione e studia un piano di rottamazione programmata, cosa che sta facendo anche la Spagna. Nel frattempo l’Italia, quinto Paese esportatore nel mondo, è finita al 19° posto nella classifica delle performance logistiche e ha visto le sue imprese di autotrasporto ridurre del 75% la presenza sulle rotte internazionali. Le aziende maggiori e più strutturate sono emigrate, le più piccole sono scomparse, in conseguenza soprattutto degli alti costi di gestione (in particolare del personale), della pressione fiscale e delle difficoltà burocratiche. Dal 2008 il settore ha perso in Italia 135.000 addetti, senza contare l’indotto. Il bilancio dello Stato ha perso €105 milioni di entrate fiscali, i Costruttori di veicoli industriali €1,5 miliardi di fatturato”.
Passando poi all’esame dell’andamento dei più recenti dati di mercato e delle stime che su di essi si possono ricavare, visto il perdurare dell’incertezza che da troppo tempo accompagna l’economia italiana, per Franco Fenoglio non ci sono elementi che consentano di andare oltre una previsione di calo del mercato nel 2019 pari al 10% rispetto al 2018, che, a sua volta, dovrebbe far registrare circa 27mila unità (+10,9%)”. Dopo aver dato uno sguardo critico al modo nel quale le Istituzioni europee gestiscono i problemi dell’autotrasporto sia sul piano organizzativo che su quello ambientale, Fenoglio ha elencato le proposte di UNRAE per creare migliori condizioni allo sviluppo dell’autotrasporto e del mercato dei veicoli:
- rendere strutturale il sostegno agli investimenti,
- costruire un sistema di incentivazione al rinnovo del parco basato sul principio “chi più inquina ed è meno sicuro, più paga”,
- ridare efficienza alla burocrazia amministrativa e tecnica,
- mpiegare risorse nella preparazione professionale dei giovani
- adoperarsi in Europa per ristabilire le regole di una corretta competitività anche nell’autotrasporto.