venerdì, 29 Marzo 2024
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Lo spettro del fermo

Oggi si vota in molte città. Chissà se andando a votare qualche autotrasportatore starà pensando anche al voto che ha dato in sede di Associazione per decidere chi lo debba rappresentare in sede istituzionale…

Beh, nel caso lo facciate, pensate anche che poco cambierà. Non è per essere pessimista, qualunquista o, men che meno, governativo. Sta di fatto che anche questa volta, lo spauracchio usato dalle Associazioni di Categoria per protestare contro la politica del governo è… lo sciopero, il fermo!

Il 7 giugno, alla luce dell’atteggiamento poco collaborativo del Governo, UNATRAS deciderà se confermare il fermo già deciso per far sentire la propria voce contro un dietrofront istituzionale sulle promesse fatte al settore.

E cosa accadrà? Nulla. Perchè, nonostante ci sia un coordinamento centrale (UNATRAS appunto) delle associazioni, ognuna cercherà in qualche modo di portare avanti gli interessi dei propri associati, ognuna cercherà di avere la propria posizione e voce di rilevanza, alcuni degli associati aderiranno, altri no. E quale sarà il risultato? Fermo macchina e conseguente mancato guadagno per “N” giorni, disagi ai consumatori per un nulla di fatto, e tanto parlare.

Siamo all’inizio di una timida ripresa. Cosa comporta fermare le proprie attività proprio in questo momento? Ci lamentiamo, a volte, che il veicolo deve star fermo qualche ora per la manutenzione, e adesso che si prospetta un fermo di giorni non ce ne importa nulla?

Che fare? Come protestare? Come far valere i propri diritti?
Una soluzione, per l’Italia, di fatto non ce l’abbiamo se non invocare sempre la solita aspirazione: ESSERE UNITI, DAVVERO!
Un fermo ha senso se porta dei risultati concreti. In Francia, lo abbiamo detto mille volte, se si ferma l’autotrasporto si ferma il Paese. In Italia, al massimo riceveremo in ritardo il nostro nuovo smartphone.

Luca Barassi
Luca Barassi
Direttore editoriale e responsabile.
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