Il concetto di sostenibilità appare per la prima volta ad Oslo nel 1987 nel rapporto della Commissione Internazionale Indipendente su ambiente e sviluppo dal titolo “Our Common Future”, meglio noto come “Rapporto Brundtland” (dal nome della Presidente norvegese della Commissione), “lo sviluppo sostenibile, lungi dall’essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto un processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali.”
Emerge quindi in maniera vigorosa un notevole passo in avanti della prospettiva ambientale: l’importanza di un patto intergenerazionale, che può essere garantito solo ispirandosi ad un modello di sviluppo equo. La parola “sostenibile” si riferisce ad un modello di società nuovo, nella quale la qualità della vita è direttamente collegata alla qualità dell’ambiente in cui si vive mentre al contrario il degrado ambientale è il presupposto di impoverimento e declino.
Il settore dei trasporti contribuisce significativamente alle emissioni di gas serra e perciò è cruciale il suo contributo ai fini del raggiungimento dei tre obiettivi fondamentali da conseguire entro il 2030. In proposito, la politica comunitaria è incentrata sulla riduzione almeno del 40% delle emissioni di gas a effetto serra (rispetto ai livelli del 1990), sul raggiungimento di una quota di energia rinnovabile almeno del 27%, e di almeno il 27% di efficienza energetica.
Questi impegni sono stati definiti dai leader dell’UE come misure di implementazione del pacchetto energia-clima e perseguono, al 2050, la diffusione di modelli economici a basse emissioni di carbonio e di azioni mirate nel settore dell’energia. Ciò ha obbligato, e obbliga gli Stati membri a ripensare l’efficienza dei sistemi di trasporto come condizione fondamentale per la sostenibilità ambientale e occasione di stimolo della competitività economica. In tale contesto il settore dei trasporto delle merci, può e deve giocare un ruolo chiave.
Gli interporti rappresentano il fulcro del sistema intermodale: si tratta di infrastrutture vocate allo scambio modale e all’interconnessione fra le reti. Viene definito trasporto intermodale un sistema nel quale si possono integrare almeno due diverse modalità di trasporto, formando una cosiddetta catena porta a porta. In tale contesto, una delle priorità è rappresentata da una migliore integrazione della gomma con la ferrovia. Come evidenziato nel Piano strategico della portualità e della logistica, l’interporto è una struttura complessa, che si colloca al centro della supply-chain e che è in grado di accogliere non solo imprese di trasporto e logistica, ma anche aziende specializzate in lavorazioni differenti (imballaggi, assemblaggi, etichettature ecc.). Un interporto può essere definito anche come un centro intermodale energetico, dove oltre agli idrocarburi sono situare fonti energetiche quali: LNG, l’idrogeno e l’elettrico. Il sistema energetico è chiamato a dare risposte a nuove sfide – cambiamenti climatici e ambiente – che si affiancano a quella tradizionale di alimentare crescita e progresso.
La diffusione dell’e-commerce e la crescente urbanizzazione hanno reso la City Logistics un tema sempre più rilevante ed attuale. Interporto come incubatore di start up e di progetti Green per ottimizzare l’ultimo miglio considerando il rapporto del traffico con l’ambiente, la congestione, la sicurezza e il risparmio energetico nel contesto di un’economia di mercato.
La terza tappa del Sustainable Tour – Green & Business: Camion e Treno viaggiano insieme – avrà luogo presso l’Interporto di Bologna il 14 settembre.
Il dibattito che vedrà protagonisti ospiti in studio e in collegamento streaming sarà articolato “sull’intermodalità come valore aggiunto per il trasporto sostenibile”.