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Orgoglio italiano

Intervista a Massimiliano Perri, Direttore Generale IVECO Mercato Italia, pubblicata su Camion&Servizi – Giugno 2025

Nelle parole di Massimiliano Perri, Direttore Generale IVECO Mercato Italia, passato, presente e futuro di IVECO visti attraverso la lente di 27 anni d’esperienza lavorativa in Europa e nel resto del mondo

Oltre 27 anni di esperienza lavorativa, prima in Astra poi In IVECO, 23 dei quali trascorsi con responsabilità crescenti nei Paesi dell’Unione Europea e in tante aree extra-Ue, inclusi l’Australia e l’Estremo Oriente. È questo, in sintesi, il cursus honorum per molti aspetti unico di Massimiliano Perri, approdato nel 2021 al Mercato Italia – il major market per IVECO – con il ruolo di Business Director.

Nell’anno del cinquantenario del Brand in un’intervista esclusiva a Camion&Servizi, Perri traccia un quadro della propria esperienza lavorativa a livello globale, di come l’azienda si è trasformata nel corso degli anni e delle sfide che attendono IVECO per affrontare con successo la transizione energetica e le trasformazioni tecnologiche nel settore auto- motive e nel mondo del trasporto.

C&S: Più di 23 anni trascorsi all’estero sono un record difficilmente eguagliabile. Come è stato l’esordio in azienda? Quali le principali tappe successive?

Perri: Il giorno dopo aver conseguito la laurea, nel 1998, ho iniziato a inviare curriculum a raffica, forse più di 200, per lettera – non c’era Internet, al tempo – per trovare un posto di lavoro. Mi chiamò Astra che, allora, era una sorta di IVECO su piccola scala con tutte le funzioni aziendali, produzione, progettazione, ingegneria, customer service, assistenza, vendita e dopo vendita. Lì ho debuttato nel post-vendita in Italia e, successivamente, in Africa. I grandi player di allora si chiamavano Salini, Impregilo, Astaldi poi confluiti nel Gruppo Webuilt. Questa esperienza è durata dal 1998 al 2001.

Tornato in sede a Torino da IVECO, mi sono occupato dell’esternalizzazione della logistica dei ricambi, un progetto allora molto importante, che coinvolgeva oltre un migliaio di specialisti. Poi sono approdato a Parigi per un paio d’anni, dal 2001 al 2002, per gestire il magazzino centrale ricambi per il mercato francese e quelli del Benelux. Successivamente, per circa 13 mesi, mi sono spostato in Polonia come dirigente del Customer service e, dal 1° maggio 2004, mi è stata affidata la responsabilità degli acquisti e degli approvvigionamenti dei ricambi di tutto il Gruppo. Un incarico, questo, di grande impegno, poiché avevamo oltre un migliaio di fornitori e volumi d’acquisto rilevanti, gestiti sia centralmente a Torino, sia da team locali in Spagna, Francia, Germania e UK. Nel 2007, l’azienda ha iniziato l’implementazione del software gestionale SAP, scegliendo come mercato-pilota l’Australia.

E proprio in Australia e Nuova Zelanda ho trascorso tre anni da responsabile del Customer Service, confrontandomi con mercati totalmente diversi da quelli europei e con una clientela abituata a configurare il proprio camion su misura attingendo a componenti della catena cinematica di diversi costruttori. All’esperienza in terra australe è seguita una parentesi di un anno e mezzo al Customer Service dell’Europa dell’est e dell’Estremo Oriente, che comprendeva i paesi del Sud-Est asiatico, la Corea, l’Indonesia, la Malesia, la Tailandia.

Nel 2012, a seguito dell’integrazione in CNH Industrial e della riorganizzazione interna del gruppo, il Customer Service è stato sostituito dai dipartimenti Parts e Service. Mi è stato allora proposto di tornare in Polonia, il quinto mercato europeo in termini di volumi di vendita dei pesanti, ma, questa volta, nelle vesti di General Manager.

Nel 2015 mi sono trasferito nella Confederazione Russa per realizzare un progetto di localizzazione della produzione, finalizzato a evitare i dazi doganali sui camion d’importazione. Venne individuato un partner locale, la Avtotor, che operava nel polo industriale di Kaliningrad. Tuttavia, l’aggravarsi delle tensioni internazionali portò nel 2018 alla decisione di discontinuare la partnership. Tornato in Italia, mi è stata affidato un incarico ‘scottante’, quello della gestione dell’usato. Che allora, a causa dei contratti con patto di riacquisto stipulati negli anni precedenti, era in eccedenza rispetto ai volumi assorbibili dai tradizionali canali di ricollocazione.

A tutto ciò si sono aggiunte le problematiche legate al Covid, che hanno impattato negativamente sulle attività e sulle decisioni d’acquisto delle aziende. Il comparto dell’usato è stato, comunque, il primo a ripartire dopo la fase più acuta della pandemia, soprattutto per la mancanza di prodotto sul versante del nuovo. Infine, dopo l’esperienza con i camion pre-owned, sono approdato nel 2021 al Mercato Italia. Il resto è storia recente.

C&S: Come ha vissuto dall’estero i cambiamenti avvenuti in azienda? Quale impatto hanno avuto sui mercati dove ha lavorato?

Perri: L’azienda ha cambiato pelle tante volte, anche perché il mercato di riferimento è profondamente mutato. E occorre essere pronti a evolvere insieme al comparto al quale ci si rivolge.

C’è stato, per esempio, il periodo nel quale siamo entrati a far parte della grande famiglia di CNH Industrial, che ha portato indubbi vantaggi. Ci ha permesso di sfruttare la forza del Gruppo, attraverso investimenti di prodotto che, da soli, probabilmente non avremmo potuto fare. L’IVECO S-Way è uno dei veicoli ideato e realizzato durante l’appartenenza di IVECO a CHN Industrial.

Ma ci sono state anche sinergie di costi, di ricerca e sviluppo, di centri produttivi. Abbiamo tentato di strutturare reti congiunte. In alcuni casi ha funzionato in molti altri no, perché alla fine avevamo clienti con settori di business differenti e ciclicità diverse. Qualche anno fa ci siamo separati, assumendo una dimensione autonoma, più forti di prima. Siamo tornati sul mercato con un prodotto sviluppato, pronto, investimenti forti, effettuati quando eravamo insieme.

E adesso siamo capaci di camminare con le nostre gambe. Uno dei miei compiti sui mercati esteri era quello di portare un po’ di cultura di IVECO. In Australia, per esempio, non è così scontato che i locali conoscano la realtà aziendale, lo spirito del Brand, il suo modus operandi. Da fuori sede, cercavo di creare dei collegamenti.

C&S: Come viene vissuto questo anniversario in Italia, che è il major market per IVECO?

Perri: C’è tanto orgoglio. C’è la precisa convinzione di aver scritto una pagina importante nella storia del Paese, di aver contribuito a creare l’Italia. Tutto ciò che è stato costruito nella Penisola negli ultimi cinquant’anni ha viaggiato su veicoli IVECO. Storicamente, il marchio è associato al mondo delle costruzioni, delle autostrade, del trasporto urbano. Continuiamo a ripetere che un veicolo su tre è IVECO e manteniamo questa direzione.

Siamo fieri di aver scritto questa storia e di aver dato un contributo anche alla storia italiana. E, ovviamente, non guardiamo soltanto al passato. Puntiamo al futuro, forti di una gamma forte, rinnovata, di una visione secondo noi vincente. Abbiamo sposato da sempre l’approccio multi-energetico e siamo convinti che questa sarà la chiave di volta che ci permetterà di affrontare con successo i prossimi cinquant’anni.

Non vogliamo imporre clienti una particolare soluzione tecnologica. Ma andiamo dagli operatori del trasporto per capire quale tecnologia sia più adatta alla specifica missione di trasporto. In sintesi, siamo orgogliosi del passato e guardiamo con fiducia al futuro.

C&S: Un’ultima domanda. Quale messaggio si può trasmettere per sottolineare i cinquant’anni di IVECO?

Perri: Il Brand è cinquantenne e in splendida forma, può contare su una gamma forte totalmente rinnovata. Il meglio deve ancora venire.

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Redazione
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