giovedì, 18 Aprile 2024
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Una contestazione variegata

Il fermo dell’autotrasporto proclamato e attuato da Trasportounito è divenuto ormai per tutti i media “la protesta dei forconi”. Le specifiche rivendicazioni di una categoria particolare, quella appunto degli autotrasportatori, sembrano insomma essere state fagocitate, e offuscate, da quelle ben più generiche (e a dire di alcuni “qualunquiste”) di un movimento alquanto eterogeneo che raccoglie e rilancia sulle piazze i molteplici aspetti di un disagio sociale giunto all’esasperazione, un malcontento espresso da persone che non si sentono più rappresentate dalle attuali istituzioni politiche nei confronti delle quali usa parole forti come “rivoluzione” e “dimissioni”.
Quella che si sta svolgendo in questi giorni sulle piazze italiane, dove si sono anche verificati episodi di violenza, come a Torino,  sembra dunque la protesta della gente esasperata: dai commercianti agli agricoltori, dagli operai ai disoccupati, dagli artigiani agli allevatori fino agli autotrasportatori (o meglio, di una parte di essi).

In questo calderone, viene da chiedersi, allora, quanto sia sensibilizzata l’opinione pubblica sulle specifiche problematiche e rivendicazioni portate avanti da una delle associazioni di rappresentanza degli autotrasportatori. Certo, le dimissioni del ministro Lupi le ha chieste ieri anche Trasportounito, per voce del suo segretario generale Maurizio Longo, ma forse non emergono, come dovrebbero, le motivazioni che hanno spinto l’associazione, a differenza di quasi tutte le altre, a non revocare la manifestazione e a portare avanti la sua “lotta” contro un governo accusato di “sperperare oltre 330 milioni di euro del contribuente destinati a finire nelle tasche di chi sostiene ad es. l’Albo dell’autotrasporto e non certo in quelle imprese oggi in lotta. Soldi che potrebbero essere destinati ai bisogni reali del Paese risolvendo per es. il dilemma Imu, se il ministro avesse accettato di intervenire nel settore con le modifiche normative a costo zero che Trasportounito richiede a gran voce”.

Intanto, anche ANITA fa sentire la sua voce sul fermo, diramando un comunicato in cui dichiara che:

“E’ bene chiarire che né Unatras né tantomeno CNA-Fita hanno fornito aperture di nessun tipo a Trasporto Unito che, da solo, sta portando avanti un tentato fermo pregiudicando e confondendo le giuste istanze dell’autotrasporto con movimenti di contestazione di altro genere. CNA-Fita, prima dell’inizio della protesta, aveva più volte invitato le varie sigle che si riconoscono nel coordinamento di Trasporto Unito a revocare tale manifestazione. Oggi chi in modo del tutto irresponsabile si ostina su questa strada se ne assumerà piena responsabilità. Per parte nostra invitiamo invece il Governo e il Ministero dei Trasporti a convocare subito, senza perdere tempo, tutte le associazioni firmatarie del protocollo d’intesa sottoscritto nei giorni scorsi, per affrontare le emergenze del settore seguendo quanto elencato nello stesso protocollo e ad attivare tempestivamente il tavolo tecnico per esaminare le peculiarità e le difficoltà che incontra il settore dell’autotrasporto in Sicilia e Sardegna, in modo da individuare ogni possibile soluzione”.
  

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